mercoledì 26 settembre 2012


mercoledi 19 settembre, la pioggia bagna pensieri e corse nei sentieri del bosco. torno alla tana ora, bagnato ed infreddolito con Arja che mi guarda e ride. continua il libro ....pagina 119
 ...una busta si infila nella feritoia preposta, per cadere nel cestino sottostante. Ancora posta!
     E per mia fortuna ne ricevo tanta di posta da amici, conoscenti e non. Sicuramente più della posta inutile e pubblicitaria, che promette grandi affari, che non valgono mai niente, in cambio della tua anima e del tuo denaro. La detesto, ed è tra le poche cose che furtivamente e velocemente entra in casa mia senza invito, assieme a insetti vari e uccelli d’ogni tipo, invece ben accetti. Diversamente, questa posta furtiva cade, e senza neanche averla aperta, nel bidone differenziato della carta.
     Un’altra busta interessante, da aprire e scoprirne il contenuto.
     Non riconosco al volo, dal nome scritto, il mittente. Apro, e smanioso, leggo sorpreso.
     Così comincia questa giornata, strappando il lato di una semplice busta di carta bianca, apparentemente come tante, e bevendone le parole impresse a penna, in un lampo. La rileggo più volte, quasi dovessi impararla per la recita scolastica di fine anno.
Pablo Neruda, Giacomo Leopardi, Fernando Pessoa? …macchè, Simone B.
     Resto senza parole, ed ogni parola che non riesco a dire si dipana in mille e più pensieri.
     Avrei voluto scriverli io quei versi, semplici e puliti, chiari, esemplificativi, così come avrei voluto scrivere le parole successive accompagnatorie. Che classe!
     E’ tutto come la penso io, e lui solo parlando con me, e guardando la mia scultura che ha in casa è riuscito a scriverlo. E non mi sembra così facile scrivere esattamente quello che si pensa, e che si sente con il cuore.
     Ha trasformato in parole i volumi delle mie donne, delle mie donne-sculture. Ci ha guardato dentro, non si è fermato alle forme, seppur seducenti.
Ora ricordo bene. Simone ha una mia scultura, Modella Rossa 2806, e ricordo benissimo di aver parlato con lui, due volte, in una passata mostra a Parma. La prima volta mezz’ora, e la seconda forse un po’ di più, in piedi per giunta in mezzo alla gente. E lui in breve, e con poco, ha capito!
     Ha capito, altrimenti non avrebbe potuto scrivere quelle parole su quei due fogli, e spedirmeli con naturalezza e semplicità. Ha letto tra le righe, è andato oltre quello che vedeva, è entrato dentro. E chi non ha niente dentro di sé, non troverà niente neanche fuori. E’ inutile andare a cercare nel mondo quel che non si riesce a trovare dentro di sé!
     C’è una spiegazione a tutto, spesso celata da un velo trasparente, ma pesante come una lastra nera di piombo, difficile, o quasi impossibile da alzare. Lasciarsi andare è l’unico modo per rimuoverla, o almeno spostarla.
     Chiudere gli occhi e fidarsi dei sogni, e così quel macigno greve a forma di lastra diventerà il velo; e vedrai la verità. Anzi una delle verità. E banalmente, ci stanno aspettando.
     Ancora un grande grazie, non mi stancherò mai di ripeterlo, ai boschi e alla natura tutta, che mi aiutano a capire.
     E ringrazio ad ugual modo tutte le persone che incontro nel mondo, quando esco dal portone rosso, e le lettere che generosamente scritte entrano poi in casa mia, attraverso la feritoia orizzontale, per cadere nel cestino di ferro ossidato, in attesa che io le legga.
     E qualcuna in particolare mi colpisce, mi rapisce i pensieri. Mi fa partire per nuovi viaggi. Mi dà coraggio e fiducia quando mancano sopraffatti e sovrastati da sfiduciati telegiornali e  dalla deludente televisione in generale. Mi fa rendere conto di non essere poi così solo, e che c’è tanta gente  che non riesce a rinunciare all’ineluttabile desiderio di conoscenza e di sapere, quale intrigata ma brillante bramosia di crescere. E di mettersi in discussione, almeno con se stessi, chiudendo gli occhi per vedere.
     E anche a loro son grato, perché è chiaro che anche grazie a questi esseri umani, la mia vita è la mia vita.


Scruto ogni giorno,
il lento crescere,
                                voi pini
come persone.

                             Giancarlo T.    

Buona Vita Max e Arja

mercoledì 19 settembre 2012

Modella Rossa 2806

giovedi 20 settembre. sole limpido come acqua di torrente, e aria tersa come i pensieri che in questi giorni attraversano liberi la mia testa. Per me oggi primo giorno di autunno, o per lo meno l'estate è finita. Meno di 10 gradi segna la colonnina di mercurio nel termometro di casa. Questo fresco tonifica e mi fa sentire bene e vivo. Quasi due mesi lontano dalla tana, mostre , eventi e rotture di palle mi han tenuto lontano dai miei boschi di alberi animali e Lupa Arja. Adesso solo boschi, montagne di croda, scultura e Silenzio.
I primi di agosto è uscito il mio nuovo libro "L'Ordine della Lupa", e se me lo permettete è un successo!
 Adesso continuo a pubblicare in questo blog "In Silenzio tra gli Alberi" ....Buona Vita compagni di viaggio... continua pagina 103 ...


           Anemos


Donna è poesia,
leggera, sensibile,
essere e divenire.

Le mani percepiscono la fragilità,
L’essere minuto.

Ti accarezzo teneramente,
mi soffermo sui fianchi,
larghi, morbidi, tondi.

Donna è mistero,
è notte, profumo, è calore.

E’ forza vitale,
ti muove l’universo.
La forza delle donne,
il privilegio di essere madre.

Donna è vita, è ospitalità.

Accoglie l’amato,
riceve il seme che genera l’uomo,
sente crescere il proprio corpo,
giorno dopo giorno,
ospita, nutre.

Il loro lato debole?
Siamo noi uomini.

Un’opera d’arte è una parte di noi, di un qualcuno, pittore, scultore, che l’ha pensata, sofferta, amata.
E’ un’emozione , un disagio, una solitudine.
E’ un obbligo morale, per chi la compra, donare in contropartita, una parte di sé.
Questo è il segreto: uno scambio di emozioni fra due persone, senza alcun profitto!
Non solo di soldi vive l’artista.

                                                Simone B.

Campagnola Emilia       Gennaio 2007  



Così comincia questa mattina. Non alle sei, ora in cui mi son alzato. Ma alle dieci, ora in cui si è fermato Marcello, il postino di Cison di Valmarino. Il rumore del motorino fuori dal portone, Fritz incazzato che abbaia, rispondendo all’ancestrale, ingiustificato a noi umani, odio che hanno i cani del mondo nei confronti dei postini. Ed una busta si infila nella feritoia preposta, per cadere nel cestino sottostante. Ancora posta!
...continua...

MaxSolinas-Arja